Terapie tricologiche

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Dopo tanti anni di pratica “tricologica” a volte ancora mi colpisce quanta sofferenza psicologica sia legata alla perdita dei capelli, e non parlo ovviamente di chi ha problemi marcati, vere calvizie o alopecie “invalidanti” ma di tutte (tutti) coloro che per una piccola caduta, un modico sfoltimento, una modesta riduzione della massa dei capelli, vedono andare in crisi la propria immagine e con essa la sicurezza di sé e la qualità delle relazioni con gli altri.

Un po’ di psicologia

Quindi prima e fondamentale regola per chi si occupa di tricologia è sì porre una diagnosi, seguire un iter di accertamenti, inquadrare ogni aspetto del problema dal punto di vista medico (ormonale, nutrizionale) ma ascoltare ciò che il paziente racconta perché spesso nelle pieghe del discorso si nascondono informazioni utili anche per instaurare una terapia.

Minoxidil e Finasteride

La dermatologia ufficiale ci fornisce due presidi medici ufficialmente riconosciuti e approvati: minoxidil e finasteride.
Il primo è un farmaco usato da 30 anni (sono del 1984 i primi studi) che in un certo senso non ha mai perso lo smalto, è efficace in molti tipi di alopecia, non ha dimostrato grandi rischi di effetti collaterali, è ben tollerato; per contro i suoi risultati possono essere modesti, può far crescere peli, non desiderati, in altre aree ma soprattutto richiede molta costanza nell’applicazione per dare risultati e mantenerli nel tempo.
Finasteride è il primo vero farmaco specifico per l’alopecia androgenetica (maschile) e davvero ha cambiato la prognosi di molte forme e salvato i capelli di molti ragazzi; si assume per bocca e quindi evita seccanti applicazioni quotidiane di lozioni e può dare risultati molto buoni; anche in questo caso ci sono dei ma, in primo luogo il rischio di effetti collaterali a carico della sfera sessuale che, sebbene attorno all’1-2%, non sono trascurabili e la necessità di essere costanti nell’assunzione per lunghi periodi di tempo. Trattandosi poi di un farmaco con azione anche sulla prostata (per curare il cui ingrossamento è nato alla fine degli anni ottanta) richiede una valutazione anche della situazione prostatica, deve essere sospesa in caso di donazioni di sangue e dichiarata se si svolge attività sportiva a livello agonistico. E’ evidente quindi che è un farmaco che va assunto sotto controllo medico e che è da evitare l’autoprescrizione che la vendita del prodotto sul internet rende semplice e diffusa.
Dagli studi scientifici l’analogo più potente della finasteride, cioè la dutasteride, risulta essere ancora più efficace ma il corredo di rischi ed effetti collaterali è statisticamente più significativo per cui l’impiego di questa sostanza non è ufficialmente approvato, non esiste in commercio con l’indicazione specifica per l’alopecia androgenetica ed il suo impiego è quindi limitato a singoli casi in cui il medico lo ritenga indispensabile.

Farmaci di derivazione vegetale

Negli anni si sono studiati molti altri principi con l’obiettivo di trovare sostanze alternative alla finasteride; si tratta di sostanze spesso di derivazione vegetale con azione sulla componente ormonale della caduta, quali serenoa repens, nipononivea, in generale contenenti particolari omega 3 con azione sul follicolo pilifero, la cui efficacia è stata provata e valutata anche con studi comparativi rispetto al farmaco e che possono essere una valida alternativa in tutte le situazioni in cui la terapia farmacologica non sia indicata.

Terapia per le donne

Nelle donne può essere molto utile l’impiego della pillola estro-progestinica in tutte le situazioni in cui il problema capelli sia legato alla presenza di policistosi ovarica mentre l’utilizzo di ormoni per via locale (soprattutto di alcuni estrogeni a bassa potenza) può essere indicato anche in altri tipi di caduta .

La tecnica del PRP

Negli ultimi anni si è affermata e diffusa la tecnica del PRP (o PRGF) cioè l’impiego dei fattori di crescita piastrinici; il razionale di questa terapia è quello di sfruttare la capacità delle nostre piastrine di riparare i tessuti grazie a particolari proteine (i fattori di crescita appunto) che stimolano le cellule di vari tessuti, in questo caso i cheratinociti e i fibroblasti della cute e dei capelli. Un campione di sangue del paziente ottenuto con un semplice prelievo viene centrifugato in modo da separare dai globuli rossi la parte liquida, il plasma appunto, che risulta così molto concentrato in piastrine e quindi in fattori di crescita; con microiniezioni o con ionoforesi tale plasma viene fatto penetrare nell’area da trattare con una tecnica molto semplice e sicura (si tratta del proprio plasma concentrato, quindi una specie di “auto guarigione”) e in poche sedute, 2-3 all’inizio, una seduta di mantenimento in seguito, si ottiene un miglioramento significativo dei capelli .

Fattori di crescita di sintesi

Recentemente poi alcune aziende di biotecnologie hanno messo a punto dei fattori di crescita di sintesi (ricostruiti in laboratorio, copiando quelli piastrinici) che possono essere utilizzati per applicazione locale e che consentono di potenziare e mantenere nel tempo un’azione di stimolo sul follicolo pilifero.

 

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